Nel ciclo di programmazione 2014-2020, la dimensione urbana rappresenta un ambito di intervento decisivo per il raggiungimento dei tre macro obiettivi della strategia Europa 2020: sviluppo intelligente, sostenibile e inclusivo. Sarà ancora URBACT, giunto alla sua terza edizione, lo strumento di cooperazione interregionale finalizzato a rafforzare le capacità della città per rispondere alle sfide di Europa 2020.
URBACT III raccoglie un’eredità fatta di risultati importanti. URBACT II ha consentito la realizzazione di 61 progetti per un budget complessivo di 68.890.739 euro (di cui 53.319.170 provenienti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale); ha coinvolto un totale di 700 città e partner di progetto provenienti da 29 Paesi differenti, attivato 700 gruppi di azione locale e raggiunto 5000 beneficiari. Forte di questi numeri e del rinnovato riconoscimento della centralità della dimensione urbana nelle strategie europee di coesione e sviluppo, URBACT III è l’unico programma interregionale che ha avuto un incremento di risorse del 40% con una dotazione di 74.302.000 euro provenienti dal FESR, i Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale, per il periodo 2014-2020.
L’Italia è uno dei Paesi che registra un’amplia partecipazione al programma fin dagli esordi. Le città del Veneto, tuttavia, risultano praticamente assenti nella tornata 2007-2013, con due eccezioni di rilievo: il comune Venezia e l’Università IUAV di Venezia sono risultate aggiudicatarie, entrambe come capofila, rispettivamente del progetto MILE e del progetto Sha.ke.
Non solo numeri però. Il programma URBACT III riparte con un nuovo Programma Operativo fortemente legittimato da una consultazione pubblica di ampiezza europea e da un processo di riflessione iniziato nel 2010 e culminato con il documento “Cities of Tomorrow, Action Today”.
Per costruire una proposta di successo in vista della prima call, prevista nel prossimo marzo 2015, questi due documenti offrono spunti e orientamenti interessanti.
URBACT non investe direttamente nel finanziamento di infrastrutturazione di sviluppo urbano (come ad esempio la costruzione di strade/ponti). Il programma consentirà, invece, lo scambio di esperienze e di apprendimento tra i policy maker urbani, practitioners, stakeholders della città. I nuovi progetti dovranno essere finalizzati al miglioramento della qualità della pianificazione e dell’attuazione dei piani urbani integrati sostenibili.
In particolare, quattro sono gli obiettivi specifici a cui i progetti sono chiamati a rispondere in maniera innovativa:
- migliorare la capacità delle città di gestire politiche e pratiche urbane sostenibili secondo un approccio integrato e partecipativo;
- migliorare i processi di elaborazione e progettazione di strategie urbane sostenibili e piani urbani d’azione;
- migliorare l’implementazione dei piani integrati per sviluppo urbano sostenibile;
- garantire un più ampio accesso alle tematiche e alla sfide poste da URBACT ai professionisti e ai responsabili decisionali a tutti livelli (comunitario, nazionale, regionale e locale), condividere il know-how disponibile su tutti gli aspetti dello sviluppo urbano sostenibile.
Possono presentarsi alle call di URBACT III città di piccole, medie e grandi dimensioni (non ci sono limiti di popolazione), distretti municipali, autorità metropolitane e agglomerati organizzati, agenzie locali di sviluppo urbano parzialmente o totalmente di proprietà della città, enti provinciali, regionali e nazionali, università e centri di ricerca. I partner devono appartenere ai 28 Stati Membri dell’Unione Europea, Norvegia e Svizzera, Stati che beneficiano dei fondi di Pre-Adesione, o qualsiasi altro Paese purché partecipi con fondi propri.
Se il Programma Operativo detta le regole del gioco delle nuove call, il documento “Cities of Tomorrow, Action Today” offre a chi intende partecipare al programma URBACT III i nuovi ingredienti per un cambio di paradigma. Attraverso chiare e semplici raccomandazioni i nuovi progetti dovranno orientare le attività e i risultati verso tre dimensioni di intervento.
La prima è una dimensione operativa. I progetti dovranno creare e basarsi su un inventario di dati e informazioni adeguato per affrontare la complessità delle questioni urbane; concentrare e combinare persone e risorse attorno a pochi e circoscritti problemi rilevanti, dove le città dimostrano di avere realisticamente le capacità di produrre un cambiamento; adottare un approccio partecipativo in grado di riconnettere i cittadini alle propria città per ripensare e re-inventare l’uso di nuove strutture di opportunità.
La seconda è una dimensione politica. I progetti saranno occasioni per rafforzare le connessioni verticali tra livelli di governi regionali e nazionali e le connessioni orizzontali tra diversi ambiti di politiche. I nuovi progetti dovranno, inoltre, stimolare la costruzione di agende urbane nazionali e regionali in linea con i principi e le strategie di matrice comunitaria.
Infine, la dimensione culturale. “Put people first” è l’ultimo ingrediente necessario per rimettere al centro dei progetti la risorsa umana. Urbact III riconosce nelle persone i principali detentori delle chiavi del cambiamento. All’interno del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, che tende a concentrare i suoi investimenti in infrastrutture, URBACT punta tutto sulla dimensione umana e sulla capacità dei progetti di combinare in modo innovativo le risorse materiali e immateriali.
Sapranno le città europee interpretare questo cambio di paradigma e diventare attori strategici di sviluppo e di rafforzamento delle politiche di coesione?